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martedì 31 gennaio 2012

Quadro d'autore

Finalmente qui davanti a questo quadro d’autore, finemente impresso nella tela stesa sul cielo e sul mare, separati da una linea impercettibile, l’uno si tuffa nell’altro, creando giochi di luce e riflessi, riflessi di una boccia di vetro, nella boccia ci sono io, e più risulto vuota più questo tempo mi riempie e mi rischiara e mi attraversa di luce. Cammino lenta sul morbido fondo del mare che lambisce le mie gambe, deboli onde arrivano alle cosce creando brividi e piacevoli sensazioni, tra i miei piedi guizzano piccole creature, muovendo piccoli triangoli di sabbia, scatto una foto con la mia mente, ai miei piedi e all’intreccio delle onde, e la mia ombra entra nell’intreccio, come un’anima entra e riempie la boccia; chissà se la pace che ora sento me l’hai data tu o il tempo, o entrambi in complicità. Inspiro, assorbo, ingurgito avida la brezza che mi sfiora, mi affaccio sul fondo di questo bicchiere trasparente, stendo lo sguardo oltre lo specchiarsi del cielo, e il profilo sfatto delle nuvole, poche sottili e bianchissime, e si alzano spruzzi di onde come un ribollente guizzo di vita, seguo le gocce aspettando un’idea di luce che improvvisa si illumina con l’ultimo raggio di sole.
Non ho più fretta, tutto è un lento scorrere di istanti, me ne rendo consapevole, accosto sogni e pensieri e li esprimo liberandomi dai silenzi delle illusioni, con la punta dell’alluce sfioro la schiuma, indugio, rabbrividisco ma entro ugualmente, mi tuffo, mi bagno, vivo e sorrido. E’ la visione di un quadro esposto sulla volta del cielo, due figure abbracciate, stese sulla sabbia, incrociano parole, baci, sommesse risate e socchiudono gli occhi come per scattare una foto, annullando il contorno, nessun altro entra nell’inquadratura, solo la luce densa del tramonto che si mescola al tuo sorriso, quello di adesso, quello da ricordare.
Non ho perso tempo a leggere giornali e libri dimenticati in una borsa, mi sono concessa solo a me in questa ora pomeridiana, abbandonando i miei demoni, seduta sulla sabbia, scrutando l’orizzonte, nessuna nuvola, nessuna nave, solo una flebile linea a separare il cielo e il mare, solo un esiguo spazio a separare sogno e realtà.


lunedì 30 gennaio 2012

Fragilità

Le parole sospinte dal vento
involucri vuoti
leggeri di contenuti
volano via
si dissolvono come miraggi
nelle vastità di un deserto
bruciano i semi su aride terre,
l'eco del pensiero
sospinto a forza
contro una corazza
si spezza e muore
trafitto dalla fredda lama
nell'indifferenza,
l'attesa:
lunga ed estenuante,
logora la fibra,
assorbe,
impregna d'ansia;
densi i silenzi
si ergono come muri invisibili.
... matureranno i tempi
passeranno i giorni
svaniranno le attese
bruceranno le illusioni
ascolterò la mia fragilità
e li piangerò la mia solitudine...

dipinto Fragilità dell'essere
di Cinzia Airaghi (2007)

domenica 29 gennaio 2012

Fiore reciso

 
Domani mattina
saranno passati 10 anni
quasi la cosa era sfuggita
dai ricordi e dalla mente
assorbita dai bombardanti
avvenimenti quotidiani
dagli scoop continui
che affollano i teleggiornali
ma stasera qualcuno ci ha pensato
a ricordarci che domani
ricorre il decimo anniversario
di un tenero fiore reciso
di scarlatto fluido vestito
celato sotto un velo
di omertoso silenzio
nel mediatico soffocante
ululante di accuse
dove tutti sanno tutto e niente
tutti puntano il dito contro tutti
una madre diviene mostro
agli occhi confusi del pubblico
che si fa giudice e carnefice
pur ignorando il tutto
e dimenticando il fiore
che giace e riposa
nell'unico posto sicuro
vivo nel cuore
della sua mamma
...

giovedì 26 gennaio 2012

Il numero



...come prima cosa
ci depredarono di noi stessi,
del nostro nome
delle nostre identità
di ciò che eravamo per le nostre madri
sostituendoci con un numero
riducendoci a un numero
indelebile nella memoria
un numero era l'unica certezza visiva
della nostra esistenza
perchè quel poco che rimaneva di noi
andava consumandosi
di giorno in giorno..

mercoledì 25 gennaio 2012

SUL TRENO VERSO L'OSCURA VIA






Avrei guardato volentieri
dalla fessura tra le assi
inchiodate ai finestrini,
avrei respirato attraverso
quello spiraglio di luce
la fredda aria
candida di neve umida,
avrei impresso nella memoria
l'immagine dei boschi
che scorrevano veloci
intricati rami danzanti
nella musica sferragliante
avrei voluto vedere il cielo
di tenue azzurro estendersi
entrare nel buio soffocante
rinchiuso in questo vagone
avrei desiderato dissolvermi
ma l'unica cosa che ottenni
era quella di fondermi
con le paure di altri
d'amalgamare il mio fiato
insieme ad altri aliti
il cuore battere
in un tutt'uno
il corpo stretto
come un'unica creatura
rimaneva inglobato
ad altri esseri umani
che tali più non sembravano
ma erano diventati un ammasso
informe immobile silenzioso
ci si avvicinava alla morte dell'anima
e quell'atroce bestia divorava
ogni neonata voglia di ribellione
si giaceva l'uno sull'altro
non per sostenerci
ma per non sentirci persi
nell'unica via
che conduceva alla fine...


Dietro la porta chiusa...tu!

"Senza una musica
perchè in una stanza che sa di vuoto
non c'è suono
se non quello dell'affanno dei respiri"


Ti immagino mentre richiudi
dietro le spalle la porta
lasciando al di fuori
ogni brusio allegro
frustando un respiro quasi affannato
getti le chiavi in un angolo
ti abbandoni nella cavità del letto
come tra il concavo abbraccio
accogliente d'una madre
e li ti perdi
dove io mi ritrovo a pensarti
mentre sei assorto
aggrovigliato nel tuo pensiero
con l'espressione intenta
a scrutare solo il visibile,
in una stanza dissonante
immersa di odori stagni
pregna di vita passata
a colorarne le pareti di sogni
o a lasciarvi gli affanni,
un po' come fai tu
dimenticandovi pezzi di giorni
e illusioni ammuffite,
peregrinando nel tempo
senza una meta,
sosti e riparti
dentro la vita,
ma quale vita
se ti scordi d'averla vissuta
se rinneghi e non senti più
nemmeno il sapore degli attimi,
anche quelli felici,
quale sarà l'arrivo
se non getti l'ancora?
Non puoi aspettare in eterno
un fondale sabbioso
dove non duole posarvi il passo
a volte uno scoglio
può essere un punto d'ancoraggio,
e anche se la roccia finirà per ferirti
ancora una volta
il sapido sapore dell'esistere
ti farà amare il limpido avvolgerti
nel respiro d'ogni istante

lunedì 23 gennaio 2012

L'ANIMA NEL BARATTOLO

 
Vittime di una vita sotto vetro
ignare dell'ampiezza dello spazio
del calore della passione
dell'ardore dell'accogliere
del fragore della Parola
che si infrange nel cuore
e s'addentra nell'anima.
Anima nel barattolo
assisti impotente
al susseguirsi degli eventi
nulla puoi fare se non subire
racchiusa ermetica
nel tuo vuoto interiore
aspettando un giro di vite
che dischiuda quel vetro,
trasparente barriera
che separa l'illusione dalla verità.

domenica 22 gennaio 2012

Amami

Amami

assaggia a lievi sorsi
ogni limpida fragranza

respirami l'anima
estraendola dalla pelle

rapiscimi il cuore
con uno sguardo d'amore

amami

sii ingordo di labbra
avido di carezze

portami oltre il sogno
vivimi ogni istante

riscaldami con il tepore
di una vita d'amore

amami.

sabato 21 gennaio 2012

L'angelo

 

 
C'era nel frammento di un sogno
una vocina piccina
persa nel buio di un incubo
cercava tra lacrime e grida
un abbraccio sicuro.

C'era la notte che tutto avvolge
piombata improvvisa
sulle luci cristalline
sui frantumi dell'esistere.

C'era un'anima bianca
perduta sopra il mare
cercava e non trovava
ferma impaurita
in un angolo buio.

La vide l'angelo
e quegli occhi impauriti
quel tremare stretta a sè
la voglia di calore
gli entrarono nel cuore.

La colse piano piano
la ripose su una nuvola
soffice e accogliente
dove nessuna paura più esiste
ed ella ora guarda di lassù
nella pace immersa
nell'amore avvolta.
 
 

venerdì 20 gennaio 2012

Dalla pelle al cuore

Scivola carezza lieve
sulla nuda pelle
trasuda morbida indifesa emozione
trapelano brividi vivaci
sospira nel suo lieve spessore
non protegge ma avvolge
freme e non si ribella
libera nel suo calore
raccoglie i sogni
di fresche essenze
e sapidi sapori
pelle che hai sete di sole
di baci umidi
di carezze intense
pelle come uno stropicciato vestito
avvolge, vive,
esprime, dona, chiede…
ascolto la sua voce
nell’eco dei suoi silenzi
rimbalzano desideri
si espandono fin dentro al cuore.

martedì 17 gennaio 2012

Naufragare...

 Lievi le tue carezze
mi cercano
nei sospiri della nebbia mattutina,
nei pertugi di Venere
gli umori della vitale linfa
sgorgano tiepidi e limpidi
come ruscelli nelle terre dell’Olimpo,
ti disseti
succhi la gemma
ti inebri l’anima
nell’estasi dell’essenza
percorri e ripercorri
le morbide valli
risali turgide colline
fin sulla cima
a carpirne le vette a nutrirti di esse
e nel mio mare ti tuffi
affondi riemergi
nuoti nell’oblio
naufraghi dei sensi
abbandonati a respirare la vita

SOLO


Ti ho sentito
mi eri accanto
ma eri stanco
silenzioso
distante,
ho taciuto
lasciandoti solo
con te stesso
senza sapere
che invece eri solo,
solo con il ricordo di lei
mentre già se n’era andata,
perduta in un viaggio lontano 
lasciava la sua impalpabile presenza
come ombra silenziosa
a consolarti nella solitudine.
Con la sua essenza
scrive ricordi su fogli di vento,
con le lacrime imprime
immagini sfocate
sul mare in tempesta,
 nel vuoto si spegne
come sole oltre l’orizzonte
anche l’ultimo alone di calore.

sabato 14 gennaio 2012

13 gennaio 2012

L’insidia

sta sotto l’estendersi piatto e tacito,

nascosta

nell’ombra silenziosa dorme

la roccia,

t’avvicini

non si muove,
 …
la sfiori,

tace,
 …
ma lesta ti squarcia
muta e silenziosa,

ferita procedi,
lenta incedi,
veloce ti pieghi,

tu piangi e digrigni i metalli,

ti accartocci

stridore e grida nella notte,

il buio
ti avvolge improvviso,

non c’è più cielo
non più mare
solo l’ignoto

t’inghiotte

e con sé speranze
e gioie
e spensieratezze,

cristalli infranti,
sogni frantumati, 
salvezza nell’assurdo tuffo,

gelido nemico mare …

13 gennaio 2012

I giorni passano


Trascrivo e ricordo
i giorni del dolore,
rivedo il buio
che era la sola luce
della quale mi nutrivo,
ancora nelle orecchie
odo il silenzio
che mi colmava
di attenzioni,
diventando compagno
indispensabile
nelle fredde torride estati,
sferzate da gelide carezze
erano le mie membra.
Lacrime di sangue
riempivano laghi
in cui sprofondavo
annaspando
e gridando senza voce,
soffocavo tra rimpianti,
nostalgie e delusioni.
Ora trascrivo
e lascio scivolare
queste emozioni
come gocce
in oceani di vita
dove si perderanno,
confonderanno
e diverranno lievi
e flebili sagome
indefinite e irriconoscibili
tra la nebbia.
Volgerò lo sguardo
verso quell’io
che ho perduto
lo riprenderò e lo trarrò
di nuovo a galla
a respirare l’aria
vera e viva
che riscuote ancora una volta
l’esistenza e riempie
di caldi e vitali respiri
lasciandomi l’anima
vibrante, trepidante,
emozionabile.

Valige











E poi ritornano anche le valige
spedite e dimenticate
piene di panni sporchi e usurati
dal lungo riandare
arrivano e girano lente
aspettano di essere riconosciute,
raccolte, riprese, riaperte,
…ma esiti…
forse non sono le tue,
aspetti un altro giro di rullo
le osservi recano un tagliandino
è il tuo nome, si proprio il tuo
nessun omonimo
nessuno sbaglio
il bagaglio è tornato
lo prendi con la stessa forza
con cui lo hai posato
uno scossone ti rapisce il braccio
è tornata ma pesa come un macigno
quella valigia che avevi spedita
nel suo viaggio si è riempita
di nuovi souvenir
tutti impacchettati in velina bianca multistrato
ma insieme ad essi ci stanno
i vestiti sporchi e stropicciati
quelli che avevi acquistati
belli, morbidi, comodi, lindi,
sgargianti di mille sorrisi
indossati con orgoglio e amore
ora li ritrovi ammucchiati alla rinfusa
qualcuno sarà da buttare
le macchie indelebili
lo han rovinato per sempre…
lo sfiori lo prendi lo stendi
ricercando in esso l’antico splendore
ti assalgono ricordi
delle belle serate nelle quali avvolgeva
le tue membra
sembra passata un’eternità
cerchi di indossarlo di nuovo
ma non ti calza più
è simile un sacco vecchio e logoro
ti da un aspetto sciatto da clochard
avvizzito e stanco…
no non andrà più bene
te lo togli con rabbia
lo aggrovigli lo appallottoli
fino a farlo quasi sparire
lo getti in un angolo
lo riprenderai più tardi
ci penserai domani
adesso non c’è tempo
non ci vuoi pensare…
e poi ci sono i souvenir
sono li aspettano solo di essere scartati
fremi come un bambino
davanti ai regali di Natale
nuove emozioni aspettano
di essere vissute
nuovi istanti riempiti di passioni
spazi aperti dove liberarsi
dalle solitudini oppressive
dei pozzi neri e vuoti
e poi calore, si calore
che scacci per sempre
il ricordo del freddo inverno
che sembra non finire mai,
ti riscuoti dal torpore
agguanti tutti i souvenir
richiudi la valigia
con decisa determinazione
apri la finestra
la sollevi con una forza
che credevi di non avere più
…e giù!!!
La getti via per sempre dalla vita tua.
Oggi compri tutto nuovo!

...E nella fretta....tempo!


Tempo che passa e che corre
troppo infretta per poterlo fermare
troppo breve per fare tutto
per pensare e ragionare
per vivere ed amare
per lascirasi vivere
e lasciarsi amare
parole che fuggono
escono dai polmoni
e non dalla testa
uccidendo il cuore
sfasciando i rapporti e gli amori
Chiedo tempo
ti auguro tempo
per creare non solo per te stesso
ma per saperlo donare
per ridere non solo di te
ma di te con gli altri
ti auguro tempo
per trovare serenità
nella piacevolezza di un abbraccio
senza pretese
senza compromessi
di braccia che si fondono
di padre che sa di figlio
di figlio che si avvolge di padre
ti auguro tempo
non solo che ti resti
ma nella gioia del trascorrerlo
dello stupirti dell'ersserci dentro
dentro il tuo tempo affollato di affetti
tempo che tu non debba misurare
controllando nervosamente
il suo scandire tra le lancette
di un orologio
ti auguro tempo
per sperare e per amare
per toccare le stelle
e ritrovare te stesso
e il tempo di perdonare
acettare e capire
tempo per la vita
tempo per vivere il tempo

Fiore donato

Fiore donato,
solo in un vaso
annegato d’acqua
e veleno,
succhi e boccheggi
cercando la luce
lentamente
posi il capo
abbandonandoti al peso
dell’attesa,
sfogli i tuoi petali
in un solitario
m’ama non m’ama
ad uno ad uno si distaccano
cadono si posano
con tocco lieve
silenzioso
e silenziosa voce
aspettano
che qualcuno li risollevi
e li riattacchi
al gambo spoglio
che disperato
si protende
a raggiungerli
e ritorni vita
e rialzi il capo
triste e spento.
Passano i giorni
e il tempo mio fugace
e rinsecchiscono
come petali
scomposti
abbandonati
e nulla può
ricomporre
questo mio fiore
cui hanno strappato
le radici e reciso il cuore

Nello specchio....


Guardo nello specchio
l’immagine mia riflessa
figura chiusa in prigione di vetro
sguardo sognante, sfuggente,
perduto e assente
oltre il vitreo riflesso
rapito chissà da quale miraggio
sulla fronte piccolo scarabocchio
impercettibile ruga interrogativa
labirinto senza uscita
dove scorrono pensieri
intricati e vischiosi come ragnatele
che si allungano
fino a far arrossare le guance
come pelle di rosa accesa
che si stende in sorriso
racchiuso da petali
di labbra carnose
morbide e umide
di emozioni che sgorgano
da rigoli di palpiti
come fiumi silenziosi
su fondi sabbiosi
scorrono dal cuore al ventre.

venerdì 13 gennaio 2012

Foglie nel vento


...è così che gli alberi si stringono la mano,
lasciando che le loro mani si incontrino placide sul terreno,
senza distinzione di specie e razza,
mescolate in un variopinto tappetto
sulla nuda terra in lieta armonia...
...impara,
cogli lezioni di vita dalle leggi della natura,
nascono da piccoli semi portati dal vento,
germogli fragili come figli,
appendici della terra,
combattono la loro lotta alla sopravvivenza,
si inalzano verso il sole,
luce di vita che li richiama,
allargano le loro braccia nell'azzurro cristallino del cielo,
scuotono le chiome nelle danze del vento,
offrono i loro corpi alle cascate del cielo
lasciandosi bagnare di linfa vitale...
si guardano,
si sfiorano sognando contatto
nell'unione delle loro ombre
sulla superficie della comune madre,
ricoperta di verdi valli o deturpata da colato grigiore...
e arrivati allo scadere della loro stagione
nutriti da saggia umiltà si abbandonano in un dolce abbraccio,
nell'unico modo in cui possono entrare in perfetto contatto...
è così che gli alberi si stringono la mano,
lasciando che le loro mani si incontrino placide sul terreno,
senza distinzione di specie o razza,
mescolate in un variopinto tappetto sulla nuda terra in lieta armonia,
senza parole che non siano dolci sussurri,
senza incontri o scontri che non siano un lieve accarezzarsi
dopo un lungo bramarsi...

giovedì 12 gennaio 2012

Sul finir della notte

Spalla contro spalla,
separati da un abisso di pensieri,
stese abbandonate
giacciono inermi membra stanche
avvolte da sospiri e sogni, baciati da un rivolo di luna

mercoledì 11 gennaio 2012

ACQUE DENSE



… si spegne la luce del giorno
si abbandona il sole
tra le braccia degli alberi
arde un’ultima fiamma
su soffi di nuvola
battiti d’ali scandiscono il tempo
divorato dalle note fredde della notte
e ci saranno brividi
a decorare l’anima
come tanti sogni
vissuti nelle tasche della vita
alcuni rimarranno persi,
abbandonati,
inesplorati
come sentieri incisi
dal palpito del cuore
o come strade pulsanti
di ribelli passioni
vene calde percorse
da liquide nostalgie
si sciolgono
nelle acque dense
di questo tramonto

Istanti dentro me


Abbraccio un attimo di silenzio
per assentarmi dal mondo
e dare ascolto al tuo cuore
fluiscono pensieri
simili ai raggi di luce
che filtrano dalle fessure
dei balconi socchiusi,
danzanti scintille brillano
illuminate da baci di sole
perdo lo sguardo nell'ondeggiare
lento della tenda
accarezzata da invisibili mani
dita su corde d'arpa
chiudo gli occhi,
pelle tra lenzuola di seta
fruscio di corpi che si sfiorano
mani che si cercano
sussurri e respiri
silenzi che si riempiono
anime che si fondono

Sapori lontani


A volte mi sorprendo
nel desiderio di ritornare
un’esile bambina
velata nell’innocenza
di piccole felicità
riscoprire lo stupore
nella semplicità
dell’essere presa in braccio
sollevata sopra il capo
a sedere sulle spalle
per guardare il mondo
dal punto più alto
di come lo vedevi tu
porti ancora le mani tra i capelli
scompigliarli
e sentirne il profumo
si shampoo e di tabacco
schioccarti umidi e appiccicosi baci
di caramelle e di lamponi
sulla ruvida guancia
per dirti nel solo modo
che io conosca
il mio grazie gioioso ed emozionato
che mi scoppiava dal cuore
quando mi facevi salire sulla moto
e mi portavi nel tuo mondo
di passioni di motori e velocità
sentire ancora per un istante
il brivido sulla schiena
e il subbuglio nello stomaco
e nelle curve ti cingevo la vita
stretta euforica impaurita
occhi strizzati e guance incollate
sulla schiena per entrare
nella sicurezza del tuo essere
…papà.

Io come il pane


Nella mia interezza ho dato
mi sono spezzata
tanti piccoli bocconi di pane
di cui molti si sono saziati
conoscendomi in piccoli frammenti
amando ogni mio singolo frammento
mia madre e mio padre
dei quali racchiudo l’essenza
i figli nei quali ho profuso
ogni mia cellula
mio marito
alla continua ricerca dei pezzi sparsi
li unisce li incastra
ma sempre qualcuno sfuggirà
alla sua vista
gli amici ai quali do solo il meglio
mio fratello
che di me non ha mai capito nulla
chi sa ascolta
ogni mia singola sillaba
ma sarò mai capace
di donare me sotto forma
di una vera pagnotta integra
senza briciole o pezzi
già staccati e persi???
Ma chi saprà comprendere
e amare me nella mia interezza???

lunedì 9 gennaio 2012

Se il tempo


A volte penso che il tempo si diverta
a impregnarci l’anima dei suoi capricci,
che si diverta a cambiarci dentro e fuori
scivolandoci addosso
non come tela di seta,
bensì come ruvida canapa
che al tocco ferisce.
Altre volte vorrei potermi sedere
vederlo passare nel fiorire della terra
negli alberi che crescono
nella vita che nasce, scorre e vola oltre lui,
oltre il tempo …
vorrei non dover avere scelte da fare,
preoccupazioni cui dover dedicare
parte dei miei pensieri,
vorrei che mi avvolgesse piano
con braccia materne mi cullasse teneramente
mi sussurrasse parole lievi …
vorrei che non scandisse ogni istante
con un ritmico ticchettio
ora veloce da rubarmi il fiato,
ora lento da far morire dentro …
vorrei poterlo fermare
per assaporarmi i momenti intensi
pregni di emozioni
che simili a cibo prelibato
vengono divorati senza quasi sentirne il sapore,
vorrei altre volte spingerlo via
e via con sé tutto il male che c’è,
quello che mi passa accanto,
quello che ho dentro,
quello che ti divora piano …
vorrei anche poter in esso saltellare,
un po’ a ritroso per ritrovarti,
un po’ in avanti per incontrarci ancora …
vorrei che il tempo nel suo scorrere
fosse come vento tiepido e brezza leggera
e il suo profumo intriso di primavera,
in sé portasse un sentore di mare e sapore di frutta
e fluttuandoci attorno
cancellasse le lunghe e logore attese
allietandoci solo di allegre sorprese …
ma se il tempo fosse tutto ciò
nessuno più avrebbe desiderio di lasciarlo andare
invece il tempo fa da padrone
ci prende, ci accarezza,
un po’ ci corrode
un po’ ci accontenta
a volte ci sorride
altre ci turba
egli è libero
e noi liberi in lui non lo saremo mai

CAMMINANDO CON TE


Tengo in mano il ricordo di un incontro,
nelle mani il calore delle tue mani,
il fruscio lieve che nasceva
nello strusciarci l’uno contro l’altra,
in un incedere lento verso l’impreciso,
per scorgere e ricercare un senso,
pelle che si ribella liberando tepore
attraverso trame di stoffa
negli occhi gli sguardi e i sorrisi
che rapivano pezzi d’anima
sopita su di un miraggio,
risento ogni frase,
unica nella complice resa,
sapore di pelle sfiorata
si insinua su un terreno di fuoco,
lambita dal tuo profumo
rimastomi addosso
impregnando abiti, mani
e tutte le mie cellule,
ogni senso si lascia guidare
verso l’infinito tumulto
correndo contro vento
per sentire sulla pelle
di nuovo la sensazione di te

giovedì 5 gennaio 2012

RIPENSANDO A TE....















E nei silenzi leggo parole
ascolto pensieri dove io non ci sono
dove mi dissolvo in sfocati orizzonti
tra le nebbie dell’afa che sale
sino al cielo e si addensa in nubi
scure e minacciose cariche di fulmini
pronte a scendere sotto forma di gelidi sassi
e spazzare così ogni tuo pensiero
generato lontano da me
riportandoti qui lasciandoti nudo
spoglio di tutto ti rivestirò
intrecciando tessuti di calda pelle
col profumo umido delle labbra
tergerò i tuoi occhi
con il sapore semplice delle parole
farcirò il tuo cuore
percorrerò ogni tuo muscolo
come viaggiatrice alla scoperta
seguirò sentieri tra le valli del tuo corpo
salendo e discendendo i monti scolpiti
cercando amore tra il folto dei boschi
inspirerò la tua essenza
affondando il volto nell’incavo
del tuo abbraccio
dimenticherò ogni silenzio
e ogni spazio riempirò di noi

mercoledì 4 gennaio 2012

Un fiore per te...


















Oggi coglierò un fiore
lo guarderò pensando a te
che sei laggiù in quell'inferno
di polvere e lacrime
dove il fango ha segnato i confini
...e sepolto l'esistenza
e l'aria che respiri non è più aria
ma la necessità di sopravvivenza
e l'acqua, quella stessa acqua
che da sempre è fonte di vita
oggi è solo minaccia
di non vita futura,
accarezzerò quei petali
e sentirò in essi la tua pelle
non più vellutata,
ma scossa da brividi di solitudine
e ne sentirò il profumo
immaginando che anche tu lo sentirai
e cancellerà l'odore della morte
che ti ha accompagnato
in questi terribili giorni,
lo terrò tra le mani
come una madre abbraccia il figlio
e vorrei che anche tu risentissi
per un istante quell'abbraccio
che nella vita niente potrà eguagliare,
poi lo metterò in un vaso
per allungare la sua flebile esistenza
e cercherò di pensare ad una nuova speranza
per te che sei laggiù
a succhiare la vita
da quella terra che linfa più non ha.

martedì 3 gennaio 2012

L'ULTIMO ADDIO


fluirà ogni goccio di vita
e nel darti il mio saluto
ruberò la tua essenza
la porterò con me
così da ritrovarti un giorno
nelle vastità di questo universo
dove l’anima mia vagherà
alla ricerca delle tue braccia
nelle quali oggi lascio una parte di me,
dei tuoi occhi dove si riflette l’immagine mia,
perché in te è prigioniera,
delle tue labbra dove poserò l’ultimo mio respiro
aspettando che il tuo riempia per sempre il mio cuore,
della tua pelle che è come tappeto di muschio
dove riposa il mio corpo
nell’unico calore di un amore eterno …

VERSO QUALE META

…in un primo istante tutto sembrava irreale, ero stato spinto quasi a forza, avvolto in uno stato di semi incoscienza, per giorni avevo atteso che arrivasse il momento, il giorno, l’ora di questa partenza…affidavo una preghiera, un pensiero a chi avevo lasciato…vedo ancora ora le loro lacrime e sento le mie rigarmi il volto allo sfiorarmi del loro pensiero, al vedere impressa nei loro sguardi la speranza accesa di potermi rivedere un giorno ritornare a riscattare quella libertà di vita e di pensiero che ancora mi viene negata…ho ancora nelle orecchie il suono, il sussurro i singhiozzi sommessi di quello straziante addio…arrivederci, speranza di un nuovo abbraccio.
Ecco ora sono seduto nel fondo di questa carretta del mare, pressato, stipato come merce di scarso valore, ammucchiata alla rinfusa, pezzo su pezzo, corpo su corpo, il calore ora è insopportabile, il contatto è quasi consolazione, non sono solo qui in questo angolo di inferno; alzo gli occhi e incrocio altri occhi, occhi spenti, sbarrati, vuoti di speranza, ma pieni determinazione, di ricordi, di addii, di lacrime represse e di sogni ancora aperti…in altri scopro il terrore…per la prima volta qualcuno di noi vede il mare, questa distesa d’acqua così inospitale, così simile al deserto…per innumerevoli istanti questi occhi si legano ancora alla terra, che lentamente si allontana all’orizzonte inghiottita dall’acqua che via via diventa il tutto ciò che ci circonda….qualcuno non sopporta il rollio della barca e si sporge dandosi a conati di vomito, altri si stringono quasi a volersi scaldare, ora l’aria è più fredda, non è più soggetta al vento caldo del deserto che ci ha tenuto in grembo fino a qualche ora prima…prendo coscienza del fatto che vicino a me c’è una donna, la osservo di nascosto, tiene tra le braccia un bimbo, lo tiene in modo innaturale, la testa gli ciondola in una posizione che nulla ha a che vedere con il sonno profondo, allora risalgo verso gli occhi della donna, sono fissi avanti a se, vuoti, spenti…in lei è completamente sparita qualsiasi speranza, la sua espressione e il suo volto sembrano essere stati risucchiati di ogni barlume di vita…allungo la mano verso il viso del bambino…improvvisamente vengo rapito dal ricordo di mio figlio, della sua pelle calda e morbida, del suo sorriso vivo, del suo sguardo vivace, inconsapevole e innocente…sento una stretta al cuore, una morsa calda che lentamente e con forza mi stritola l’anima…mi ridesto da questa angoscia…la mia mano è posata sulla guancia di quel bambino…quello che sento è un ghiaccio interiore…ma io il ghiaccio non l’ho neppure mai visto, eppure in quell’istante ne sento tutto il freddo e la morte…quella morte che ora mi invade e distrugge le mie speranze di giungere a posare le mie mani in una nuova terra, cercando una nuova vita da costruire e da amare...questo mio viaggio inizia con una morte, una morte giovane, prematura, insensata...quale senso acquista un viaggio che inizia con una morte? quale prospettiva e per quale futuro? In quell’istante migliaia di domande iniarono a oltrepassarmi la mente, crollavano i sogni e le certezze che fino a quel momento mi avevano accompagnato gettandomi così brutalmente in quella realtà che era sempre stata sotto i miei occhi ma che mi rifiutavo di vedere e di accettare….poi sentii una stretta al braccio, guardai cosa stava succedendo, una mano esile ma segnata dal continuo lavorare, mi stringeva con la forza della supplica e della disperazione, alzai lo sguardo incrociando quello della donna, che ora non era più spento, ma ricolmo di terrore mi implorava di non parlare di non rivelare ciò che avevo scoperto perché sarebbe stata la separazione più crudele, quella non solo di perdere un figlio, ma anche quella di perderne per sempre la consapevolezza di saperlo ritrovare anche sepolto in un luogo, in cui poter posare un fiore, o una lacrima…mi persi dentro quello sguardo di madre, dentro quelle emozioni e quelle disperazioni che le avevano segnato per sempre la vita…presi delicatamente quella mano e la strinsi in segno di consolazione, poi mi tolsi la logora coperta che qualcuno mi aveva gettato addosso e la posai sopra il bimbo, per proteggerlo da quegli sguardi, e dal freddo che mi attanagliava il cuore…poi abbassai di nuovo lo sguardo e i miei occhi si riempirono di lacrime, calde lacrime che scivolavano copiose sulle mie guance fino a cadere sulle mie mani impotenti…impotenti di fronte ad eventi così grandi e devastanti, lentamente caddi in un torpore senza sogni, cullato dalle onde ero come svuotato, perduto, abbandonato a quel destino al quale ero stato chiamato…
Mi svegliai, qualcuno mi scuoteva con forza e mi chiamava, non con il mio nome, ma con quel generico “alzati! Muoviti!” … in quella situazione avevo perso non solo il nome, ma anche la mia identità, non sapevo più chi ero, cosa ero e per cosa ero in quella barca…mi alzai, ma persi subito l’equilibrio, l’imbarcazione era pericolosamente inclinata su un fianco, avevamo sbattuto contro uno scoglio ed eravamo in balia del mare che vicino alla costa si faceva più irrequieto… quando mi resi conto di ciò che stava accadendo, le mie mani corsero alla ricerca della donna col suo bambino, si era fatto buio e non riuscivo più a scorgere che un ammasso informe di corpi che si muovevano, agitati, impauriti, stremati da una nuova imminente sconfitta…provai a chiamare, ma non sapevo il suo nome, così dovetti appellarmi anch’io ad un generico “donna”…fu in quel momento che sentii la sua stretta sulla mia caviglia, stava carponi e cercava di tenersi con una sola mano, con l’altra stringeva al petto il corpicino esanime di suo figlio, anche in quella situazione continuava ad aggrapparsi al suo unico affetto, a quell’unico amore che ancora le restava…a ricordarle da dove veniva, quale era stata la sua vita, il suo passato, a darle memoria che era una madre, una donna, piena della sua forza, del suo coraggio, della sua speranza e della sua determinazione di raggiungere quella meta che per me era diventata miraggio…
Raccolsi allora quel poco di me che ancora riconoscevo e la strinsi forte per non lasciarla scivolare fuoribordo, ci aggrappammo entrambi con la tenacia che era tipica della nostra terra, a quell’esile filo di speranza che ci avrebbe condotto alla salvezza…non ricordo per quanto tempo rimanemmo in stallo in quella posizione, quando mi svegliai ero in una stanza di ospedale, non riconoscevo nessuno, non capivo la lingua, la luce ora era accecante, mi dolevano le braccia, le mani e ogni fibra del mio essere gridava…lentamente mi tornava alla memoria quello che era successo, provai a chiedere in seguito dove fosse finita quella donna, ma nessuno mai seppe dirmi qualche cosa…
Quando oggi ricordo ancora l’accaduto, rivedo ancora il suo sguardo, così forte e determinato, quello stesso sguardo che mi ha ricordato chi ero e da dove venivo, ma soprattutto mi ricorderà sempre la mia dignità di essere umano, e che una vita, un corpo, un amore deve sempre essere rispettato e onorato…che la speranza non è di quelli che cercano di infonderla, di quelli che ti tengono buoni e zitti con questa parola, che non è nel pregare per confidare in un Dio o nella vita eterna, ma la speranza è quella meta che voglio raggiungere, la speranza è la mia determinazione per arrivare a quell'obbiettivo, essa è dentro di me, risvegliata da quella donna e che tutt'ora mi tiene desto e pronto ad affrontare il futuro...il mio futuro, la mia speranza sono IO!!!

ESCO E VAGO NEL MIO SOGNO












L’aria limpida e gelida mi colse di sorpresa,
uscendo dalla stanza, riscaldata dal fuoco vivace del caminetto,
il cielo era grigio ma ugualmente luminoso
come se il sole nonostante la fitta coltre di nubi,
trovasse forza per oltrepassarla con la sua luce.
I passanti curiosi mi osservano,
non capita spesso di vedere una forestiera da queste parti,
i loro sguardi mi attraversano scrutandomi dentro
attraverso l’espressione del mio viso,
assorta nella contemplazione di un quadro fuori tempo,
come aver fatto un salto temporale all’indietro …
cammino lungo il marciapiede sfiorando corpi
avvolti in bizzarri cappotti fuori moda,
l’aria sembra improvvisamente ovattarsi,
si distorce ogni immagine, sono confusa,
passo dopo passo mi scopro leggera quasi eterea,
si affloscia il corpo pesante nella sua vuota immobilità,
mi distacco libera verso l’alto
come un palloncino trasportato dal vento,
fluttuo lentamente per brevi tratti,
la visuale si allarga sopra le case e gli edifici vecchi e logori,
vedo ora le montagne avvolte da una leggera foschia,
lascio che il cuore mi guidi, ora mi sposto più velocemente,
di sotto le vie si diradano lasciando spazio al verde,
procedo seguendo a ritroso, verso la sorgente,
il corso di un fiume che scorre mulinando quieto,
inverosimile nella sua mole,
le strade sottostanti si riducono a una sola,
solitaria via che si snoda seguendo gli avvallamenti
e i dossi del terreno, campi coltivati,
tagliuzzati come tante regolari caselle, …
silenzio, un silenzio quasi irreale,
interrotto solo da qualche scricchiolio di passi nell’erba
e da respiri pesanti che tradiscono apprensione,
il fiato si condensa in piccole nuvolette di vapore,
lo sguardo di perde oltre il confine
di una terra limitata da un’illusoria separazione,
scendo, mi siedo, osservo,
attraverso gli alberi una sagoma si muove sulla riva del fiume,
procede incerta sui ciotoli traballanti e vischiosi …
cerco di avvicinarmi,
…. Mi respinge …
vengo trascinata lontano, ritorno indietro ….
Parole concitate sopra di me,
odore pungente di sali,
mani sulla faccia mi schiaffeggiano delicatamente,
il respiro sembra rifluire nei polmoni dopo istanti interminabili,
brucia nel petto come un peso di fuoco,
la vista annebbiata lentamente torna normale
… è come risvegliarsi dopo un sogno concitato e confuso,
mi rialzo lentamente tra voci contrariate e protettive,
ogni fibra del corpo sembra ribellarsi,
allontano tutti con gesti maldestri
e passo prima incerto e poi decisa inizio a correre,
mentre lacrime calde bagnano e rigano le guance
che riprendono colore e calore …
corro, corro, senza meta dentro di me …

lunedì 2 gennaio 2012

...ubriaca di sogni...

...furono i sogni come champagne
a inebriarmi le notti
ubriacandomi di te
e fu così che
persi nei giorni le mie realtà...
 

domenica 1 gennaio 2012

BUON 2012







IL MIO AUGURIO...
L’anno che se ne è andato
ha lasciato la sua valigia
a nostra completa disposizione,
da li abbiamo tirato fuori quello che c’era
e a modo nostro ne abbiamo usufruito,
certo quel che c’era ci è sicuramente servito
a vivere, crescere, maturare,
ci ha resi consapevoli di molte cose,
ci ha arricchito, defraudato, fatto piangere e sorridere,
ci ha fatto incontrare, conoscere, amare persone nuove,
ha fatto cadere muri,
liberato sogni,
ci ha svegliato dai torpori,
ci ha resi forti e anche a volte deboli …
ora quest’anno se ne è andato e un altro è arrivato
con una nuova valigia tutta da scoprire,
ma qualunque cosa essa possa contenere
ti voglio augurare
di guardare ogni giorno come se fosse il più speciale di un’un intera vita,
di guardarlo con gli occhi curiosi di un bambino alla scoperta,
di vedere le persone che ci sono o che entreranno nella tua vita
con occhi sorpresi e stupiti,
felice di scoprire che esse sono li accanto a te
per condividere qualche cosa di molto speciale,
una gemma preziosa che si chiama amore …
Buon 2012 con tutto l’affetto che ho …