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mercoledì 30 maggio 2012

Ore spezzate


Nei giorni delle ore spezzate
delle vite affrante
dove la metà di me
si è spenta con te
sotto quella trave
nel rombo infernale
scaturito dalla terra
si squarciano le chiese
casa di Cristo
si frantumano le case
presenza di Cristo
si sgretolano i sogni
dei fligli di Cristo
illusioni umane,
ma nelle strade
negli occhi della gente
ritrovo la tua presenza
o Cristo
nel bambino dagli occhi lucidi
nell'anziano dallo sguardo spento
nelle donne solidali
che cuociono
lavano
stirano
elargiscono parole
conforto e affetto
per tutti i fratrelli,
per gli uomini
braccia impolverate
impastate da sudore e pianto,
in un unico sforzo
s'adoperano uniti
è li che vivi oggi
te o Cristo
è li che io ti cerco
nel calore della gente
nello stringerci assieme
e sentirci tuoi figli
sempre ovunque
e comunque amati ...

Preludio d'acqua


...cielo rosso corallo e grigio blu
inverosimile
tuona minaccioso
luce soffusa
offuscata
pacata
aria rarefatta
si agitano le fronde
da metà in su
sembra una presenza
che si infiltra tra i rami...
la mano s'annida
esplora
sospesa
serpeggia
s'agita
si ferma
...
ascolta
fiuta
...
riparte
inverte direzione
...odore di pioggia
trasporta
molecole umide
sospiro di nuvole
si disperdono
impregnano
danzano
...è finalmete
...
acqua
...
scroscio improvviso
preannunciato
investe
assordante
un sol unico
tamburo
sollecitato
vibrante
da migliaia di umide mani
applaude
canzonante...
il nostro tempo
che scorre pigro
...

29 maggio 2012

la terra trema
freme e non s'arresta
pretende riscatto
attende rispetto
s'accontenterà mai
delle vittime sacrificali?


TERRA
 Tremi e vibri o terra
spinta dal fuoco
ribolli nel cuore
ti innalzi ti espandi
sussulti e fremiti d’impazienza
che scaturiscono improvvisi
come scatti d’ira
un po’ li reprimi
un po’ li liberi
ti infiammi ed erutti
libera sprigioni la rabbia
ira che nel fumo si estingue
la pressione scende
si placa ritorna la quiete
e respiri lieve
ma improvvisa riparti
tutto travolgi
gli rubi l'anime
smorzi le vite
alimenti la paura
che si insinua silenziosa
diviene compagna
dei giorni e delle notti
per far sentire la sua voce
negli istanti fatali

Nel vento


Viaggio insolito
a ritroso nel tempo
sferza brezza lieve
la vela del mio cuore
si gonfia breve
tiepide speranze
avviluppano istanti
si muovono piano
parole in punta di piedi
mescola contrastante
di soffusi sentimenti
barricati intricati
liberano pensieri
calmi consapevoli
s'acquieta lieta
l'anima e il palpito
abbandono il volo
mi poso sorrido
...

Il gusto del palato


Vi offro un gelato
fresco e colorato
ben amalgamato
scioglievolezza
di fragola e lampone
panna e cioccolato
assieme arrotolato
nocciola e pistacchio
giocoso sembra un prato
bacio e amarena
croccante e morbida cantilena
caffè e pan di spagna
una vera cuccagna
anguria pesca e melone
sian quasi in stagione
panna e tiramisù
per favore pensaci tu
menta fresca e puffo
un gusto proprio buffo
cocco e fior di latte
per chi del bianco
non sa far senza
liquirizia è una vera delizia
mela verde e limone
e non vien meno
un sorrisone
se ci aggiungo
un abbraccione ;)

Dire di sè non è mai un male


Mi manchi come persona,
come presenza,
come amico,
come parola,
come voce...
non c'è niente di male in questo,
non c'è niente di male
se esprimo quello che sento
anche pubblicamente,
non c'è niente di male
se scrivo una poesia triste,
se metto nero su bianco certi pensieri,
non c'è niente di male
se ripenso a quando parlavamo
senza problemi
non c'è niente di male
nell'espressione di me,
non farne sempre un problema,
non trattarmi sempre come un problema,
stai mettendo paletti dove non servono.
Io adesso ho altri problemi
nel frattempo
cerco solo di esprimere me stessa sempre
quando e come voglio farlo
perchè questo è il mio respiro
questa è la mia aria
questa sono io
libera di essere...

Istanti di cristallo


Nelle sere come queste
dopo il chiasso con gli amici
richiudo i miei invisibili vetri
stringo il nulla nelle mani
il non poter più dire
il non scriverti più
allaga i miei occhi
naufraga il cuore
e poi ...
ci sono istanti
come frammenti di cristallo
li calpesto inutilmente
conficcati sotto i piedi
risalgono l'anima
invadono il petto
si infrangono
lacerano
ogni mia fibra
lacrime in fiume,
in piena nostalgia
ogni atomo di me
vorrei poterti dire
ma non posso più ...

giovedì 24 maggio 2012

Lunghi i giorni delle attese

Piovono gocce di incertezza
sugli istanti muti della notte
dopo le giornate piene di parole
messe come pietre
a confinare i giorni
che arriveranno
sgualciti dagli affanni
d'un corpo che non funziona
di un'anima prigioniera
che scalpita nelle sue stanze
labirinto chiuso dei pensieri
rovente l'aria
soffocante attesa
nelle bianche mura
luce artificiale
nella penombra
presenze silenziose
lambiscono
scrutano
esplorano
toccano
estraggono
estirpano
brandelli inermi
sanguinolenti sottovoce
diranno ogni cosa
nella muta carta
parleranno
di me
 
 

Un senso di noi

Rimane viva l'immagine
il ricordo di te su me
sciolgo lacrime
nel vento pesante
denso di noi
dei nostri odori
dei nostri corpi
liberi e sudati
tra seta e broccati
lievemente illuminati
da uno spiraglio di luna
che timida ascoltava
gemiti e sussurri
ora si spegne
nelle luci del mattino
e tenue falce
si dissolve
come un ricordo
come il calore
di noi
...


Niente è come sembra...

... niente è come sembra
a volte le spiegazioni
possono essere le più semplici
o le più banali
a volte le spiegazioni
non servono
altre sono necessarie
per continuare a vivere
a volte ci si deve spiegare
con sè stessi per primi
con gli altri in seguito
avviene come un ciclo naturale
dell'esistere e dell'essere
in continua relazione,
nella tranquillità dell'oggi
mi sono detta e spiegata molte cose
altre me le spiegherò domani,
nei prossimi giorni
le spiegherò anche a te
nella tranquillità più assoluta ...


Niente è facile

... non è facile trovare
un legame che liberi
una libertà che leghi
non è facile esprimere se stessi
parlare e non ferire
toccare e non farsi sentire
non è facile
dire basta
ne dire si va avanti
non è facile
nelle distanze
trovare la via più breve
non è facile niente
eppure continuo
a rendere tutto difficile
anche quando non voglio
... nella brevità di ciò che resta
vorrei che tutto fosse
finalmente facile ...

domenica 20 maggio 2012

Esegesi di un giorno

ESEGESI DI UN GIORNO
FR 
Cicatrici profonde
solcano muri antichi
scrollati a forza
da fatale tremito
si sono sgretolati
in migliaia di frammenti
crollano le chiese
simboli di religiosità
di fede
cadono a terra non solo
in modo metaforico
ma realmente sfracellate
giacciono inermi detriti
simbolo di un'umanità
che non crede più a niente
che ha perso tutto
anche la fede,
allo stesso modo
squarci trafiggono i municipi
MUN 
simbolo di istituzioni
che ormai sono solo
polvere negli occhi
crepe che ormai
nessuno riesce più a sanare.
Altre cicatrici profonde
appaiono sulla carne giovane
dei nostri figli
inflitte chissà
dalle nostre negligenze
MB 
dalla vigliaccheria di un uomo
che non è degno
d'essere uomo
perchè non ha fede
non ha amore
con mano feroce
infligge la morte...

sabato 19 maggio 2012

L'INFAMIA E' CONTRO LA VITA

(per non dimenticare: oggi 19 maggio 2012 ore 7.45 Brindisi Ist. Morvillo Falcone, rimarrà il ricordo di Melissa Bassi a fare memoria della inefficienza dello stato in cui viviamo...)


COS'E' LA VITA OGGI?
Ogni mattina quando ti svegli
non sai mai come andrà la giornata
speri ma forse neanche ci pensi
che le cose siano in qualche modo
più normali possibili
che la rutine giornaliera segua il suo corso
poi te ne dimentichi e ti lasci assorbire
dalle voci della gente
dalle cose da fare
dalla piacevolezza del sole
dall'allegria degli amici
sali in un autobus
ignara che al capolinea
tutta la giornata prenderà
una piega diversa
che un evento lontano
anni luce dalla quotidianità
invaderà la tua vita
spazzandoti via in pochi istanti
quando ti sei alzata non lo potevi
nemmeno immaginare
che qualcuno avesse già deciso
che qualcuno avesse in mano
il potere divino o forse diabolico
di decidere della tua vita o della tua morte
che qualcuno avesse messo le mani
nella tua giornata e l'avesse rimodellata
che qualcuno avesse deciso
che la tua vita non valeva quanto
un'idea-le assurdo o un gesto infame
che quel qualcuno oggi
adesso
in questo istante
si sta godendo il proseguo della sua
bella, eclatante impresa
senza nemmeno il rimorso
di aver reciso per sempre
la luce dei tuoi occhi
di aver strappato il fiore più bello
lasciando la pianta spoglia
a piangere i suoi figli...

giovedì 17 maggio 2012

Avvolgimi

C'è un tempo che scorre
e non lascia segno,
gocce che cadono
non increspano l'acqua,
parole scritte
non graffiano neanche la carta,
voci nel vento
si perdono e non tornano,
presenze trasparenti
si dissolvono silenti
visibili nell'ombra,
c'è questo silenzio
forse voluto
o solo temuto
che mi preme addosso
mi scompiglia dentro
rimango foglia
in balia dei miei pensieri
come fossero temporali
e tempesta
nella quiete rimbombano tuoni,
mi sciolgo in acqua,
tremo
chiusa dentro le mie paure,
incerta
bloccata
silenziosa
cammino nella nebbia
mani nel vuoto
cercano te
nelle ombre
oltrepassono il nulla
nel nulla si perdono
nessun confine
mi dilato
mi espando
volatile
...
trattienimi
...
contienimi
...
parlami
...
spiegami
...
ascoltami
...
accoglimi
...
stringimi
...
avvolgimi
...
soffia e disperdi la nebbia
...

martedì 15 maggio 2012

Il segno di croce

...oggi, papà, quando ti ho messo a letto e ti ho visto tracciarti il segno di croce nonostante il respiro corto, l'affanno e la fatica disegnata sulla faccia, ti ho rivisto con gli occhi di quando ero bambina e ti scrutavo chiedendomi
quale fosse la tua ragione a segnarti, quando invece non eri praticante di quella fede e mi chiedevo se non fosse solo un'abitudine mai persa dagli anni dell'infanzia, quando te lo obbligavano a fare ...
oggi invece credo che quel segno di croce voglia dirmi molto di più, che la tua fede ce l'hai dentro, e non l'hai persa oggi che il mio Dio sembra abbandonarti ...
oggi quella croce, che porti silenzioso, rassegnato, senza un lamento, quasi vergognadoti di dire che sei stanco e stai male, mi vuole dire che sei tu stesso a metterti nelle braccia aperte di quel Gesù, oggi quel Gesù sei anche tu, e come lui non ti scordi di me che seduta ai tuoi piedi continuo a chiedermi perchè ...
oggi quel segno di croce risponde a domande mai fatte, al tuo incoraggiarmi a proseguire il mio corso teologico, senza interromperlo, nonostante la tua malattia rischiasse di sottrarmi dalle lezioni prima che lo portassi a termine, oggi quel tuo gesto mi accompagna come un'indicazione preziosa verso la via della vita, che non finisce con la malattia e nemmeno con la morte, ma rimane in eterno strada di luce ...



... è nel tuo incedere stanco
che vedo il male che avanza
ti si prende tutto
l'aria che respiri
il sorriso spento
cammini incerto
ricurvo sotto il peso
di quella croce invisibile
che ti schiaccia
giorno dopo giorno
ma nel coricarti la tracci
sul tuo corpo
ancora come un tempo
come non fosse variata
la tua unica speranza
che in quella croce
ci sia la strada della luce,
ti cresce spina nel petto
trafitta è ormai la vita
nulla puoi se non attendere
che si spenga il giorno
e si accenda la via
di un nuovo viaggio ...

sabato 12 maggio 2012

Petalo di papavero


Sono petalo stropicciato
di papavero
che danza sulle spighe
lievemente dorate
baciate dal sole
brezza leggera
carezza lieve
sono luce
luce che sorride
scalda
colora
esplode
guida
...
evapora la rugiada
del mattino
evapora ogni lacrima
al risveglio
della vita
...
evapora ogni pensiero
che non sia
di solo sole
dentro il cuore
...
evapora tutto ciò
che vero non è
...
rimangono mani
mani che si toccano
strette vere
abbracci di braccia
e di pelle
...
rimangono profumi
profumi intensi
di corpi caldi
...
rimane il gusto
sapore salato
sapore dolce
l'agrodolce di noi
...
rimane la bocca
bocca sulla bocca
sapori che si cercano
liquidi in amalgama
...
vita
vita che si riempie
di reali e vere
verità!

L'amico


Avevo un amico
tale volevo che fosse
che rimanesse
per sempre
lo colsi un giorno
nel prato buio
in una sera di primavera
si lasciò cogliere
come un fiore seccato
lo misi nei miei giorni
come in un vaso
di acqua limpida
rinvigorì
giorno dopo giorno
divenne di nuovo bello
pieno di vita
pensavo potesse restare
per sempre
dentro il mio vaso
invece di nuovo nel prato
volle tornare
adesso non so più
se quel fiore raccolto
ma libero nel suo prato
sarà mai di nuovo
amico

Cuore in frantoio


Macina,
gira senza sosta
continua a macinarmi dentro
in un giro sempre lo stesso
macina e spreme
poltiglia informe
ne gocce
ne olio
ne sangue
solo
dolore
sulla
carne.
Macina
e
gira
senza
respiro
...

Chiusure

... ho rinchiuso il mio dolore dietro un vetro

dove non posso sentirlo


ma posso vederlo nel riflesso


trasparente della mia immagine


così mi ricorderò per sempre


di non aprire più quel vetro ...

Rimpianti o rimorsi?


... se un giorno t'avessi baciato
avrei forse ora un rimorso
o un rimpianto inciso sul petto?
non volli mischiare i nostri sapori
ma ti baciai col cuore
ed è li che oggi è il mio dolore ...

Nelle braccia del deserto


Dentro questo assurdo mondo
di sogni effimeri e illusioni passeggere
legata da fili invisibili a pontili fantasma
eretti su mari di sabbiemobili
mi muovo pesante nello spazio ristretto
che è come un tormento
una cella di sbarre invisibili
hai schiuso per un attimo l'uscio
ma haimè poi l'hai richiuso
mi ritrovo legata nelle parole
blocchi con massi pesanti
le mie espressioni
ti volti non mi ascolti
risuona in echi indistinti
il mio sbattere i pugni
contro le pareti di vetro
che più non oltrepasso
vedo di lontano quella distesa
che tanto ho sentito
come un caldo rifugio
nelle notti insonni
quando su di me si chiudeva
la stretta di un abbraccio
consolata giacevo
non più timore
solo il tepore e gli odori
della terra umida
coperta dai raggi di luna ...

martedì 1 maggio 2012

Distanze


Che ne è
di me e di te
del nostro toccarci emozionale
dei frangenti visivi
che ci scambiavamo
delle piccole concise frasi
piene di cielo e cuore
del cercarci desiderosi
di condividere
l'uno con l'altra
a che si è ridotta
ogni cosa a una maps
dei luoghi calpestati
una cronaca sintetica
senza emozione 
senza sentimento
senza interesse
neanche un educato
come stai
per non aver riscontro alcuno
che ti turbi
l'idilliaca quiete.
Mi spengo nell'inganno
che mi fu fatale
nel pensarti e sentirti vicino
capace di affetto
che non fosse solo per te stesso!

1° MAGGIO ricorrenza di una vita qualunque

Era uno di quei giorni di primavera, quella che si era fatta aspettare, finalmente era arrivata, dentro le giornate limpide e le nuvole alterne, di gocce e di aria, ora tiepida ora da far rabbrividire.
Una di quelle giornate da scampagnata, ma il senso di quella giornata era un'altro, la giornata dei lavoratori, delle rivendicazioni, delle belle riunioni di piazza, dove un qualunque saccente ben fornito di dialettica si innalza su un pulpito e istiga la gente, gente contro gente, ideali assopiti vengono risvegliati, fervori e rabbie latenti rinforzate, canti del passato proposti come colonne sonore dell'oggi che in nulla è variato.
Dio, quanto volevo evitare tutto questo e ricordarmi che era giorno di festa, dove non pensare ai fastidi di domani. Eppure venivo catapultata li in mezzo agli altri, gioiosi e invasati dentro la fasulla ideologia di avere un potere se dentro una piazza potevano cantare e farsi sentire, dentro la fasulla convinzione che il biglietto d'entrata potesse servire a sanare un qualche cosa che riguardava tutti noi...e invece quell'introito se lo sarebbero spartiti quei pochi avvoltoi e parassiti che ci attiravano come farfalle nella tela di un ragno, e noi ignari e consapevoli eravamo li comunque e ad ogni costo.
Fu allora la fantasia, quella che nella confusione del momento prese il sopravvento, portandomi lontano dalla folla e dalla confusione, dal vociare concitato, dagli striscioni bianchi imbrattati di verità e di insulti, dal rosso delle bandiere intrise del sangue di chi sudore da dare non ne aveva ormai più, lontano dall'indignazione scritta dentro ma mai del tutto dimostrata nei fatti.
La fantasia mi spinse dentro gli occhi di uno dei tanti che erano li, gli sguardi si incrociarono spesso durante la giornata, in un rincorrersi e un cercarsi, un fuggire dall'ovvio e ritrovarsi al di là, nella giornata che avrei voluto: stesi in un prato a sbirciarci di sottecchi tra i fili d'erba e i fiori selvatici, a sorriderci tra le ciocche di capelli scompigliate  nel vento, e come una nuvola che si in frappone tra terra e sole mi attirasti su di te, mordendomi mani e collo, solleticandoci avrei riso sfuggendoti, cercando nella corsa la mano ...
Tutti e due a guardarci, a giocare ancora dentro un fiume di gente che ci attorniava e ci spingeva fin a farci arrivare l'uno contro l'altra e non sono ora gli occhi a sfiorarsi, ma le mani di nascosto si cercano, strofinandosi al ritmo di una musica e di un canto che nulla appartiene a quella piazza, ma risuona come sfondo all'intreccio dei corpi, nell'immaginario nudi, ci diamo uno sguardo sorpreso e un sorriso, arrossendo.
Indietreggiammo insieme, passo dopo passo, strascicando i piedi, spingendo e scivolando tra braccia e corpi sudati, tra parole e mezze parole senza un senso preciso che formavano discorsi assurdi, ci ritrovammo sputati fuori dalla folla, ai margini del bosco che costeggia la radura piena di gente, e in esso ci addentrammo, quel tanto per sfuggire agli occhi indiscreti, allora un tronco ruvido ci faceva da riparo schiacciati l'uno contro l'altra le labbra si cercavano ci scambiammo un bacio lungo e frenetico, il sapore del sudore che imperlava i volti si mescola alla saliva, le mani scorrevano sotto i vestiti leggeri alla ricerca di sapori nascosti tra sguardi struggenti e implorevoli, gli umori caldi e odorosi impregnano mani  e cosce, si liberavano gemiti silenziosi e senza fiato, si mescolavano i corpi con il creato, tutto divenne spazio indefinito, scomparvero le folle, le musiche e le parole. La voglia che fluiva nel grembo venne saziata con assalti ritmici e baci umidi nel calore di una giornata di primavera che come fine ultimo prendeva la forma della festa dei lavoratori, ma oggi mi ricorda il giorno in cui venne concepito mio figlio, con uno sconosciuto padre inconsapevole, un lavoratore qualunque morto colpito da un proiettile vagante nei tafferugli sviluppatesi nel giorno del 1° maggio ...

(racconto inventato, che mette in luce alcuni aspetti della ricorrenza, trascinando in un finale che ha del possibile e è nella coerenza dei nostri giorni)
IvanaZoia tutti i diritti riservati 2012 vietata la riproduzione

P.S. Il racconto nasce ispirato a uno scritto-poesia di Cesare Pavese "Lavorare stanca" riportata qui di seguito:

I due, stesi sull'erba,
vestiti, si guardano in faccia tra gli steli sottili:
la donna gli morde i capelli
e poi morde nell'erba. Sorride scomposta, tra l'erba.
L'uomo afferra la mano sottile e la morde
e s'addossa col corpo. La donna gli rotola via.
Mezza l'erba del prato è così scompigliata.
La ragazza, seduta, s'aggiusta i capelli
e non guarda il compagno, occhi aperti, disteso.
Tutti e due, a un tavolino, si guardano in faccia
nella sera, e i passanti non cessano mai.
Ogni tanto un colore più gaio li distrae.
Ogni tanto lui pensa all'inutile giorno
di riposo, trascorso a inseguire costei,
che è felice di stargli vicina e guardarlo negli occhi.
Se le tocca col piede la gamba, sa bene
che si danno a vicenda uno sguardo sorpreso
e un sorriso, e la donna è felice. Altre donne che passano
non lo guardano in faccia, ma almeno si spogliano
con un uomo stanotte. O che forse ogni donna
ama solo chi perde il suo tempo per nulla.
Tutto il giorno si sono inseguiti e la donna è ancor rossa
alle guance, dal sole. Nel cuore ha per lui gratitudine.
Lei ricorda un baciozzo rabbioso scambiato in un bosco,
interrotto a un rumore di passi, e che ancora la brucia.
Stringe a sè il mazzo verde - raccolto sul sasso
di una grotta - di bel capevenere e volge al compagno
un'occhiata struggente. Lui fissa il groviglio
degli steli nericci tra il verde tremante
e ripensa alla voglia di un altro groviglio,
presentito nel grembo dell'abito chiaro,
che la donna gli ignora. Nemmeno la furia
non gli vale, perché la ragazza, che lo ama, riduce
ogni assalto in un bacio c gli prende le mani.
Ma stanotte, lasciatala, sa dove andrà:
tornerà a casa rotto di schiena e intontito,
ma assaporerà almeno nel corpo saziato
la dolcezza del sonno sul letto deserto.
Solamente, e quest'è la vendetta, s'immaginerà
che quel corpo di donna, che avrà come suo, sia,
senza pudori, in libidine, quello di lei.

Cesare Pavese