La salita verso l’eremo
si preannuncia faticosa,
il percorso è irto,
il passo è incerto,
trascinare il peso di sé
sulle rocce umide di neve sciolta
è quasi rischio:
è come ascoltare la voce del vento
che sussurra tra i rami
melodiosi richiami,
brucia nel petto il fiato
aria che si riempie di fuoco.
Passo dopo passo
abbandono nella fatica
tutte le reticenze,
lascio cadere gli affanni
sciolti nelle gocce di sudore
miste a lacrime,
tutto il dolore diviene come una spinta
la forza sopita si ridesta
e lo Spirito riprende il suo vigore
la fiamma si ravviva
nell’ossigeno nuovo,
procedo nella salita.
E’ pace tutt’intorno,
le rocce mute sono pregne di voci
presenze vive nel freddo di stretti cunicoli,
tavoli consunti erosi dal tempo
inspiro lentamente
sento ancora il profumo del pane secco
e del poco vino misto ad acqua
fugace pranzo tra “meditatio et oratio”,
altari bianchi scavati nelle nicchie,
minuscoli giacigli oramai senza paglia
ricordo di sogni tentatori
e sonno ristoratore,
l’aria è mite
pur nel freddo dell’inverno
le braccia della montagna
accolgono amorevoli
l’anima mia perduta
che cerca riparo.
C’è un buco nella roccia ai miei piedi
appena fuori dall’ultima porta,
non posso fare a meno di notarlo
quando abbasso il capo per uscire
è come un invito a guardarci dentro,
sprofonda nelle viscere del monte
non vi è fondo alle debolezze umane.
Un passo e lo oltrepasso.
Sussurra l’antico cantico
tra le foglie del leccio
aggrappato da secoli
alla sacra terra,
cammino sulle orme lasciate da Francesco
è una strana sensazione
mi sento scavata come le rocce
dolcemente senza fretta
frammento dopo frammento
con un cucchiaino.
ci vollero secoli per erodere la roccia
altrettanto è il tempo
che servirà all’anima per purificarsi,
piansi in silenzio
mentre il cuore si apriva ancora
allo scorrere della vita.
Raggiungere l’eremo che sta dentro noi
è più difficile che scalare una montagna
con soli mani e piedi.
Ritorno sui miei passi
raccolgo un frammento di quel luogo
mi ricorderà
che anch’io sono un frammento
dell’infinito Suo Amore.
(scalfitte mie emozioni dall'Eremo delle Carceri di San Francesco 12 febbraio 2013)
si preannuncia faticosa,
il percorso è irto,
il passo è incerto,
trascinare il peso di sé
sulle rocce umide di neve sciolta
è quasi rischio:
è come ascoltare la voce del vento
che sussurra tra i rami
melodiosi richiami,
brucia nel petto il fiato
aria che si riempie di fuoco.
Passo dopo passo
abbandono nella fatica
tutte le reticenze,
lascio cadere gli affanni
sciolti nelle gocce di sudore
miste a lacrime,
tutto il dolore diviene come una spinta
la forza sopita si ridesta
e lo Spirito riprende il suo vigore
la fiamma si ravviva
nell’ossigeno nuovo,
procedo nella salita.
E’ pace tutt’intorno,
le rocce mute sono pregne di voci
presenze vive nel freddo di stretti cunicoli,
tavoli consunti erosi dal tempo
inspiro lentamente
sento ancora il profumo del pane secco
e del poco vino misto ad acqua
fugace pranzo tra “meditatio et oratio”,
altari bianchi scavati nelle nicchie,
minuscoli giacigli oramai senza paglia
ricordo di sogni tentatori
e sonno ristoratore,
l’aria è mite
pur nel freddo dell’inverno
le braccia della montagna
accolgono amorevoli
l’anima mia perduta
che cerca riparo.
C’è un buco nella roccia ai miei piedi
appena fuori dall’ultima porta,
non posso fare a meno di notarlo
quando abbasso il capo per uscire
è come un invito a guardarci dentro,
sprofonda nelle viscere del monte
non vi è fondo alle debolezze umane.
Un passo e lo oltrepasso.
Sussurra l’antico cantico
tra le foglie del leccio
aggrappato da secoli
alla sacra terra,
cammino sulle orme lasciate da Francesco
è una strana sensazione
mi sento scavata come le rocce
dolcemente senza fretta
frammento dopo frammento
con un cucchiaino.
ci vollero secoli per erodere la roccia
altrettanto è il tempo
che servirà all’anima per purificarsi,
piansi in silenzio
mentre il cuore si apriva ancora
allo scorrere della vita.
Raggiungere l’eremo che sta dentro noi
è più difficile che scalare una montagna
con soli mani e piedi.
Ritorno sui miei passi
raccolgo un frammento di quel luogo
mi ricorderà
che anch’io sono un frammento
dell’infinito Suo Amore.
(scalfitte mie emozioni dall'Eremo delle Carceri di San Francesco 12 febbraio 2013)
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