Mi compongo e mi scompongo
granelli di sabbia dimenticati
frammenti di vite rinchiuse
oltraggi alla vita, all’uomo,
alla donna, al bambino,
abominio contro l’umanità.
Il dittatore, padrone,
più simile a un demonio
che ad un uomo
istigò i suoi cani
che mesti obbedirono
guairono forse di disappunto?
non si perse mai il loro sguardo
nelle lacrime delle madri?
nella sconsolatezza dei padri?
nell’innocenza di giovani vite?
si aprirono mai i loro cuori
ai pianti?
al sangue?
ai corpi consunti dagli stenti?
si aprirono mai le loro coscienze
al pentimento?
eppure l’odore di quel fumo
è entrato nelle loro narici
invaso i loro polmoni;
e gli sguardi mai incrociarono
l’ammasso di ossa scomposte
ricoperte da pergamene di pelle
aridi e bianchi scheletri?
ma i loro cuori erano già morti
l’anime già perse,
eppure erano anch’essi uomini
fatti della stessa sostanza;
che differenza c’era tra gli uni e gli altri?
quel numero anonimo
cancellò l’identità della specie
e l’uomo divenne bestia!
…
nel ricordo dell’Olocausto.
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