Come sono anguste le sale d'attesa,
come se l'attesa fosse una cosa facile o breve,
come chi attende si sentisse intimamente
legato e abbracciato
e uscisse calore e affetto dai muri stretti
tappezzati di manifesti e parole,
che poi sono sempre le stesse,
escono dalla carta sgualcita e male attaccata
spesso sovrapposta per mancanza di spazi
a ragguagliare su norme e leggi,
ad ammonire sui comportamenti,
a ricordare che ti sei scordato
di rinnovare o di portare qualche documento;
ecco le sale d'attesa
sono li apposta per farti riflettere e pensare,
per farti fermare qualche ora
dal frenetico correre quotidiano,
per farti vedere un altro lato di umanità,
per farti abbracciare solidale
gli altri fratelli che come te
si muovono a disagio sulle sedie
intimiditi dallo sfregarsi di spalla
quasi oltraggio all'intima solitudine
che spesso aleggia nelle sale d'attesa
e allora si cerca uno sguardo,
un breve sorriso,
scappa una battuta,
s'inganna l'attesa nelle sale d'attesa
parlando di sé con scioltezza
come se quei muri delimitanti
per qualche ora diventassero
un libero spazio di cielo
che accoglie ogni nostro pensiero,
tanto che quando l'attesa finisce
quasi dispiace lasciare quel luogo fatato
dove il tempo scorre con estrema lentezza.
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