"10 per Versi" - L'introduzione di Marco Ciaurro ( a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti )
 
"La letteratura è l’essenziale o non è niente. […] La letteratura è comunicazione. La comunicazione esige lealtà."
G. Bataille
 
La bellezza singolare di questa raccolta di testi è che mescola esperienze poetiche e umane molto diverse tra loro. L’altro singolare significato di questa raccolta è che frutto ed espressione della “comunità” dei nostri giorni: la rete. Noi tutti ci siamo conosciuti attraverso la rete ed abbiamo ivi fraternizzato diventando amici. Questo testo quindi testimonia due espressioni della vita umana la poesia quale espressione del comporre, la dichtung come la chiama Martin Heidegger da un lato e, dall’altro, la nascita e il consolidarsi di un’amicizia. Nondimeno la raccolta è poesia autentica. La poesia autentica infatti è amicizia, è - essa stessa – l’espressione più profonda di amicizia per lo sconosciuto, per il volto dell’altro.
C’è una poesia del desiderio, della brama dell’altro che trova nei versi intitolati “Il mio desiderio” di Ottavia Mancini una forte espressione linguistica:
 
“I miei desideri/ hanno forma di nuvole/ e sognano/ Grandi/ Cangianti/ Lievi/ voluttà”
 
Mentre nella ricerca esistenziale di Antropoetico nella poesia intitolata “L’ultimo saluto”, versi appunto di nostalgia esistenziale, di un’’esistenza che si sta consumando c’è la felicità del verso stesso che restituisce senso e significato alla caducità del destino umano, alla fatica di vivere.
“L’acqua in cui sei nato, la placenta violata,/ madre in cui tornare lasciando che sia,/ fermo e puro/ Capitano per sempre della tua vita”.
Altrettanto si potrebbe dire della bella poesia “L’inchiostro della Notte” di Lorena Della Chiesa:
“Sdraiata accanto alla notte/ intingo la mente nel suo buio inchiostro/ e scarabocchio…”
Mentre il carattere della poesia di Ivana Zoia, pur restando su questo versante esistenziale, sfuma il proprio apparato metaforico sul versante della natura vitale, del bios greco. Cito da “Duelli E Duellanti”
“Concordo con il mare che s’infuria/ quando nei frangenti oscuri/ sembra carpire il cielo/ […] s’impenna verso l’apice/ ove è l’incontro di carne e anima/ in duello perenne”.
Quindi anche se la Zoia ribadisce la duplicità del sentire poetico come una lotta esistenziale questa lotta è risolta in una conditio sine qua non della vita umana ma anche nella vita terrestre degli elementi.
Con un piglio diverso ma con lo stesso tema ossessivo di un’esistenza esposta all’heideggeriano essere-per-la-morte echeggia nei versi densi di Vincenzo Calò:
"La letteratura è l’essenziale o non è niente. […] La letteratura è comunicazione. La comunicazione esige lealtà."
G. Bataille
La bellezza singolare di questa raccolta di testi è che mescola esperienze poetiche e umane molto diverse tra loro. L’altro singolare significato di questa raccolta è che frutto ed espressione della “comunità” dei nostri giorni: la rete. Noi tutti ci siamo conosciuti attraverso la rete ed abbiamo ivi fraternizzato diventando amici. Questo testo quindi testimonia due espressioni della vita umana la poesia quale espressione del comporre, la dichtung come la chiama Martin Heidegger da un lato e, dall’altro, la nascita e il consolidarsi di un’amicizia. Nondimeno la raccolta è poesia autentica. La poesia autentica infatti è amicizia, è - essa stessa – l’espressione più profonda di amicizia per lo sconosciuto, per il volto dell’altro.
C’è una poesia del desiderio, della brama dell’altro che trova nei versi intitolati “Il mio desiderio” di Ottavia Mancini una forte espressione linguistica:
“I miei desideri/ hanno forma di nuvole/ e sognano/ Grandi/ Cangianti/ Lievi/ voluttà”
Mentre nella ricerca esistenziale di Antropoetico nella poesia intitolata “L’ultimo saluto”, versi appunto di nostalgia esistenziale, di un’’esistenza che si sta consumando c’è la felicità del verso stesso che restituisce senso e significato alla caducità del destino umano, alla fatica di vivere.
“L’acqua in cui sei nato, la placenta violata,/ madre in cui tornare lasciando che sia,/ fermo e puro/ Capitano per sempre della tua vita”.
Altrettanto si potrebbe dire della bella poesia “L’inchiostro della Notte” di Lorena Della Chiesa:
“Sdraiata accanto alla notte/ intingo la mente nel suo buio inchiostro/ e scarabocchio…”
Mentre il carattere della poesia di Ivana Zoia, pur restando su questo versante esistenziale, sfuma il proprio apparato metaforico sul versante della natura vitale, del bios greco. Cito da “Duelli E Duellanti”
“Concordo con il mare che s’infuria/ quando nei frangenti oscuri/ sembra carpire il cielo/ […] s’impenna verso l’apice/ ove è l’incontro di carne e anima/ in duello perenne”.
Quindi anche se la Zoia ribadisce la duplicità del sentire poetico come una lotta esistenziale questa lotta è risolta in una conditio sine qua non della vita umana ma anche nella vita terrestre degli elementi.
Con un piglio diverso ma con lo stesso tema ossessivo di un’esistenza esposta all’heideggeriano essere-per-la-morte echeggia nei versi densi di Vincenzo Calò:
 “L’umano
 disappunto voglio gridare al tuo volto che  puntelli/ con dita di mani 
diverse/ prima di sparire per un attimo ch’è  il nostro”. 
Bisognare dire che la poesia di Calò con le espressione “fogli di quotidiano” oppure tirchie tartarughe”, microscopio digitale” elabora una ricerca che ricorda la forza poetica dell’immaginario surreale e surrealista.
Di tutt’altra natura, sia semantica che di ricerca poetica , sono le poesie di Claudio Spinosa. Egli lavora su di una versificazione onirico-fantastica del senso portando il significato della composizione a soluzione sempre sorprendenti e inaspettate. Un esempio può essere la bella e densa poesia dal titolo “Non ricordo” così egli scrive:
“Il faggio secolare/ Il vecchio sul piazzale/ rincorre il cappello/ portato via/ dal vento.”
Con queste poche immagini il poeta narra una storia che può farci pensare alla fugacità della vita, ma questo circostanza che il vento porti via il cappello al vecchio, che a sua volta lo rincorre, e non sappiamo se inutilmente od utilmente ripreso, rimanda anche al sisifico esistere dell’inutile ripetersi degli stessi gesti giornalieri della nostra vita in cui aleggia il mistero, nessuno sa come la sua storia personale finisce. Nondimeno proprio in forza di questa brevità si va oltre il plot storico-narrativo, si oltrepassa l’immagine benché tutto questo vi sia, al tempo stesso, presente e si esprima in esso un significato che scolpisca il senso allegorico. Più sopra si accennava ad una varietà di stili e di modelli diversi tra loro.
In questo senso la poesia di Antonio Di Lena presenta un’isola a sé in questo arcipelago poetico. Infatti la sua specificità è che si tratta a pieno titolo di una poesia politica e civile. Un breve assaggio può essere questo estratto dalla poesia “Mentale”:
Bisognare dire che la poesia di Calò con le espressione “fogli di quotidiano” oppure tirchie tartarughe”, microscopio digitale” elabora una ricerca che ricorda la forza poetica dell’immaginario surreale e surrealista.
Di tutt’altra natura, sia semantica che di ricerca poetica , sono le poesie di Claudio Spinosa. Egli lavora su di una versificazione onirico-fantastica del senso portando il significato della composizione a soluzione sempre sorprendenti e inaspettate. Un esempio può essere la bella e densa poesia dal titolo “Non ricordo” così egli scrive:
“Il faggio secolare/ Il vecchio sul piazzale/ rincorre il cappello/ portato via/ dal vento.”
Con queste poche immagini il poeta narra una storia che può farci pensare alla fugacità della vita, ma questo circostanza che il vento porti via il cappello al vecchio, che a sua volta lo rincorre, e non sappiamo se inutilmente od utilmente ripreso, rimanda anche al sisifico esistere dell’inutile ripetersi degli stessi gesti giornalieri della nostra vita in cui aleggia il mistero, nessuno sa come la sua storia personale finisce. Nondimeno proprio in forza di questa brevità si va oltre il plot storico-narrativo, si oltrepassa l’immagine benché tutto questo vi sia, al tempo stesso, presente e si esprima in esso un significato che scolpisca il senso allegorico. Più sopra si accennava ad una varietà di stili e di modelli diversi tra loro.
In questo senso la poesia di Antonio Di Lena presenta un’isola a sé in questo arcipelago poetico. Infatti la sua specificità è che si tratta a pieno titolo di una poesia politica e civile. Un breve assaggio può essere questo estratto dalla poesia “Mentale”:
“Siete
  ancora fermi/ dinanzi a questo olocausto, vi crocifiggete/ ma in 
realtà  vi conviene restare fermi/ docili… a cuccia, con la vostra 
realtà  mentale/ che confina a nord con il denaro/ a sud con il vostro 
Dio/ a  est con la furbizia nel metterla in posto agli altri/ e a ovest 
con il  vostro gruppetto di rappresentanti/ istituzionali”.
Una poesia fatta di seduzione e di emozioni leggere e profonde, una poesia per dirla in breve d’amore è quella di Francesca Amato Abbamonte. Così scrive in “Il respiro dell’anima”:
Una poesia fatta di seduzione e di emozioni leggere e profonde, una poesia per dirla in breve d’amore è quella di Francesca Amato Abbamonte. Così scrive in “Il respiro dell’anima”:
“I
 figli si stringono al mio ventre/ mentre io,  incanta,/ osservo la 
magnificenza/ di quest’universo ed umilmente prego/  e ringrazio 
quell’essenza di amore/ che ha creato la vita”.
Come si può notare la cifra di questa poesia è amorosa.
 Essa è fine poiché tende a  toccare le corde più intime dell’anima 
umana, le corde segrete del  pensiero, al fine di elevare lo spirito 
alla sfera del sentir sublime.  “A passeggio tra i miei silenzi” di Maurizio Melandri
 invece è una  poesia prossima al sentire mistico. Egli tenta di 
descrivere  l’indefinito. Prova, quantomeno, a portare alla luce il 
nascosto. Cerca  con parole allusive una forma per dare senso a quel 
vuoto che impegna il  pensiero nella nostra vita. Così scrive Melandri: 
“Cammino/ tra i miei  silenzi/ tracciando inizio e fine/ dei miei tormenti/ solchi di  solitudine/ dove supina giaci”. 
Il lavoro poetico di Luisa De Fabritiis è orientato al vitalismo. La poesia è una ricerca della magia intrinseca nell’esistenza. Tuttavia non può dirsi poesia esistenzialistica bensì vitalistica. Infatti il carattere dell’esistenzialismo è di fissare la proprio attenzione nel rapporto vita e morte, il vitalismo invece è essenzialmente un inno alla vita. Il ciclo di poesie che la De Fabritiis presenta in questa raccolta collettanea rivela questo carattere sin dai titoli “Vita”, “Scirocco”, “Notte”.
Leggiamo la poesia “Notte”:
“Guardo l’orizzonte persa nel tramonto/ ed aspetto l’imbrunire dei pensieri che presto/ verranno messi a tacere dalla notte./ Puntelli sono le stelle che arginano/ l’esplosione del cuore./ Il cielo nero accoglie/ l’ultima spensierata speranza/ si accende di morbido/ buio avvolgente,/ mentre so che le tenebre/ ne custodiranno i segreti”.
Il lavoro poetico di Luisa De Fabritiis è orientato al vitalismo. La poesia è una ricerca della magia intrinseca nell’esistenza. Tuttavia non può dirsi poesia esistenzialistica bensì vitalistica. Infatti il carattere dell’esistenzialismo è di fissare la proprio attenzione nel rapporto vita e morte, il vitalismo invece è essenzialmente un inno alla vita. Il ciclo di poesie che la De Fabritiis presenta in questa raccolta collettanea rivela questo carattere sin dai titoli “Vita”, “Scirocco”, “Notte”.
Leggiamo la poesia “Notte”:
“Guardo l’orizzonte persa nel tramonto/ ed aspetto l’imbrunire dei pensieri che presto/ verranno messi a tacere dalla notte./ Puntelli sono le stelle che arginano/ l’esplosione del cuore./ Il cielo nero accoglie/ l’ultima spensierata speranza/ si accende di morbido/ buio avvolgente,/ mentre so che le tenebre/ ne custodiranno i segreti”.
Vorrei concludere con un’altra  poesia di Antropoetico
 “Nel silenzio di un gesto”. In questo scritto la  vita è paragonata ad 
un barca che fa fatica a navigare e il tono  esistenziale si fa terso e 
scuro ma non per questo privo di speranza e  di ammirazione verso la 
bellezza che siamo in grado di accogliere nel  corso dei nostri giorni. 
Nei versi che concludono questa poesia scrive  Antropoetico:
 “T’accompagna la melodia che recita/ all’orecchio, in  questa pace,/ prima della burrasca”.
Concludendo
 questa breve  introduzione alla raccolta si può dire che il lavoro di 
alcuni poeti è  ingenuo, di quell’ingenuità che è anche il sale della 
poesia, ma si  capisce che alcuni di loro dovranno lavorare in ricerca e
 sul verso in  futuro. Ma questo è anche il compito inesorabile di chi 
lavora sul  desiderio desiderante. Per altri e, oltre ad Antropoetico, 
tra questi  Maurizio Melandri e Vincenzo Calò c’è un lavoro poetico di 
fondo che  cerca continuamente, come diceva Montale, la propria strada 
sempre da  ricominciare e la ricomincia ogni qualvolta per trovare il 
bivio  successivo.


 
