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domenica 18 marzo 2012

In un lembo di mare




La pelle pregna 
puzza di gente
sentori di città
si appiccicano addosso
invadono
entrano nelle narici
coprono di smog intenso
tutta la trasparenza
diventa nebbia
la mente si offusca
drogata assuefatta
di odori stagnanti
divento parte di essi
pustola vagante
inglobata nel fumo
che cinge e soffoca
...
rumori assordanti
assalgono
intrappolano
schiacciano
rimbomba la mente
muoiono i pensieri
sigillati
confusi
mischiati
rigirati
inespressi
turbinanti
senza meta
senza via d'uscita
battono i pugni
contro un invisibile barriera
grida la mente
senza suono
martella la voce
senza essere udita
divento parte del frastuono
rumore insignificante
nel caos costante
...
sapori assurdi
eco dei fetori
bocconi senza gusto
schifano il palato
inghiotto
pillole tutte uguali
senza assaporare
mastico poltiglie
inconsistenti
che si infiltrano tra i denti
e vi rimangono
per tempi senza tempo
calcificandosi
stalattiti
in umide caverne
...
bloccato
circondato
ogni sguardo limitato
da pareti impenetrabili
sbatto contro muri
prigioni alte cento piani
cerco i raggi di sole
da feritoie irrisorie
trafigge l'aria
uno spiraglio
come un fendente
di spillo
piccoli coriandoli di cielo
si perdono
nelle vetrate annerite
riflessi di luce
artificio e non beneficio
si spegne l'occhio
strizzato
abbagliato
celato
coperto da lenti
altri muri
a barricare ogni sguardo
...
tonf tonf tonf
passo di piombo
ritmico
simmetrico
passo d'automa
trasporta di peso
tutto il corpo
dimentico d'essere persona
ma limitata portata
di un carico sovrappeso
bagagli di cose
piedi incapsulati
pulsano
piangono
imprecano
dentro involucri
che stringono
umidicci
e stantii
come cantine
tocco
inverosimile
cose tutte uguali
tutte grigie
tutte fredde
mani penzolanti
cercano appigli
che siano agganci
di calore
trovano solo
aria senza tatto
in assenza di contatto
...
naso
bocca
occhi
orecchie
pelle
in attesa della metamorfosi
trepidante ogni senso
come gemma
al sol di marzo
sboccia nella brezza salmastra
un fiore
si schiudono le narici
pervase da intense zaffate
di pulviscolo d'alghe
racchiude ed espande
atomi di mare
l'onda che si infrange
schizzi di sale
sulle labbra
sapore sapido di vita
freme la lingua
affamata e avida
aspira bocconi nuovi
a saziare l'indomabile
flutto di acquolina
spazia lo sguardo
ormai irrefrenabile
a carpire l'orizzonte
flebile e sottile linea
trampolino verso il cielo
si tuffa nell'infinito
e ricade danzante
tra oscillanti aghi di pino
profumo resinoso
rimestato dalla brezza marina
si riposa finalmente l'occhio
nessun muro da scavalcare
solo spazio da conquistare
risacca:
canto del mare
note dolci
battiti d'ali
stridono gabbiani
è svanito il caos
si è spento il frastuono
assorbo ogni suono
melodia d'orchestra
guidata dal vento
carezza le guance
scompiglia i capelli
apro le braccia
mi abbraccia
scaccio le scarpe
poso i piedi liberi
calpesto il paradiso
e qui rinasco
in un lembo di mare
naufraga ogni senso
perduto nel tempo
...

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